Il babywearing è una pratica che consiste nel portare addosso i bambini da 0 a 3 anni con fasce, marsupi e altri supporti: modalità di trasporto abituale nelle culture tradizionali del passato e del presente, è stata riscoperta in Occidente da qualche decennio come pratica educativa e di accudimento per i suoi effetti benefici sullo sviluppo psicofisico del neonato e sulla relazione tra genitore e bambino.
Negli ultimi anni si è assistito a un vero boom del portare, e ormai anche in Italia cominciano a vedersi sempre più spesso mamme e papà con i bimbi in fascia. In questa esplosione, Internet ha un ruolo chiave: la rete infatti è il mezzo aperto a tutti che consente la condivisione rapida ed efficiente delle informazioni, favorendo scambi e arricchimenti culturali un tempo impensabili. Ma sappiamo che non tutto ciò che si trova in rete è utile o corretto…
Come si lega una fascia? Che vuol dire “portare” i bambini? Che differenza c’è tra “rigida” ed elastica? E tra fascia e marsupio?! In che posizione posso mettere mio figlio appena nato? E più avanti? Posso usare un mei tai dalla nascita? Che differenza c’è tra la posizione culla e quella ranocchio?!… Non lo so… ora cerco su Internet!
Da neo-mamma munita, su consiglio di un’amica, di una lunghissima fascia elastica che mi incuteva un po’ di timore, mi sono fatta alcune di queste domande. E come molti genitori (probabilmente incluso te che leggi questo articolo!) mi sono risposta: vediamo un po’ su Internet! Ma navigando tra video, post, tutorial e forum, ben presto ho scoperto l’acqua calda: cioè che, quando si parla di Web, anche per il babywearing vale quel che è vero per ogni argomento. Si trova tutto e il contrario di tutto, e distinguere le informazioni utili, valide, competenti, da quelle inutili quando non dannose, non è sempre facile, specie per un neogenitore alle prese con una valanga di novità tutte insieme! Solo mesi dopo i miei tentativi un po’ maldestri da autodidatta ho scoperto che esistono dei corsi per imparare a portare bene, e più tardi ho deciso perfino di diventare consulente a mia volta: ma la rete ha continuato a essere comunque una fonte inesauribile e preziosa di stimoli e incontri. Come prendere, perciò, il meglio dal Web, riconoscendo e scansandosi il peggio?
Ecco qui alcuni suggerimenti e criteri per un buon web-babywearing!
1) Web-babywearing Santo subito!
Cominciamo subito col magnificare le lodi del web-babywearing, che ha sdoganato il babywearing! È grazie alla rete se, dall’Asia all’Europa, nell’ultimo decennio si è prodotto un tam-tam orizzontale tra operatori, professionisti e genitori appassionati ed esperti che assomiglia alla trasmissione diretta tra le donne all’interno di una tribù o una comunità familiare. Con la forza delle immagini e il potere della multimedialità si è creata una rete planetaria che offre supporto e motivazione a noi “mamme e papà canguro”, consentendoci di smettere di sentirci una specie rara e protetta. È il vero Villaggio Globale! Ma non facciamoci ingannare: il virtuale non è mai il reale, tanto meno in una pratica che è basata sul contatto e la cui trasmissione è fortemente legata – come la danza, la cucina, la meditazione… – alla fisicità e alla presenza. Fareste un corso da sommelier via internet? No, ma in rete potreste conoscere appassionati di vini come voi e scambiarvi pareri e consigli. Ma per l’assaggio, bisogna avere il bicchiere tra le mani e il vino nel bicchiere! Il bello è quando gli incontri nati in rete si realizzano poi dal vivo, e questo per fortuna accade spesso. Inoltre il Babywearing non è semplicemente un’abitudine di trasporto, ma una pratica pedagogica basata su studi scientifici che riguarda la sicurezza e il benessere psicofisico dei nostri figli: è quindi fondamentale saper distinguere le fonti appropriate. Proprio per valorizzare gli aspetti positivi della comunicazione via Web, meglio fare chiarezza e liberarci dagli intoppi che potrebbero guastare la bellezza dell’esperienza!
2) Teoria e pratica del portare: verifica la fonte delle informazioni!
– Cerca le fonti istituzionali in inglese e in italiano: cioè associazioni, scuole, enti, professionisti che studiano e diffondono il babywearing da anni e per mestiere. Queste realtà – differenti tra loro ma analoghe nella filosofia e nello spirito – conoscono i criteri fondamentali per portare in modo corretto, sicuro e confortevole per bambino e genitore, e le diffondono dal vivo attraverso corsi, incontri, libri. Prendi con le pinze i consigli di “mamme esperte” in forum vari e i blog autodidatti: ve ne sono di validi, ma anche di scorretti (anche all’interno dello stesso sito), e chi è alle prime armi può risolversi il dubbio facendo riferimento a quel che riportano i siti più accreditati.
– Non fidarti ciecamente delle consulenze e delle istruzioni fornite da chi produce e/o vende fasce e supporti portabebè, che si tratti di una azienda affermata (e certificata) o di una produttrice artigiana: non significa che siano tutte sbagliate o inattendibili, ma occorre comunque tener presente che l’interesse principale di un venditore è vendere, e questo porta alcuni produttori a “esagerare un po’” le caratteristiche di versatilità del suo supporto. Ci sono produttori che realizzano delle istruzioni ottime e accurate (in molti casi i loro consulenti sono formati presso le Trageschuele europee), altri lo fanno meno, col risultato che i genitori rischiano di star scomodi, sentirsi frustrati e incapaci e abbandonare l’esperienza della fascia, o peggio c’è il rischio di danneggiare la postura del bambino. Comunque, niente allarmismi: bastano spirito critico e buonsenso, come ne avreste per qualsiasi prodotto destinato al vostro bambino (e anche a voi!).
3) Che supporto compro?! occhio all’e-commerce!
Esistono molte tipologie di portabebé con caratteristiche specifiche e decine e decine di marche… Problemone! In Italia non abbiamo molte chances di vedere e toccare dal vivo un buon numero di supporti per farci un’idea di cosa acquistare. Come fare perciò?
– Cerca se c’è un consulente nella tua zona sui siti delle scuole e delle associazioni che offrono consulenze sul portare: oltre a insegnarti tutto su legature e posizioni con una consulenza completa e personalizzata, può per prima cosa farti vedere come è fatta una fascia, un mei tai, un marsupio ergonomico… Spesso sono disponibili servizi di noleggio o di prestito;
– Informati se nella tua città c’è una fascioteca, o un servizio di prestito/noleggio/prova offerto da qualche associazione a sostegno della maternità, dell’allattamento ecc.: comincia la ricerca dal consultorio della tua Asl, dal Centro Famiglie del tuo comune, chiedi al corso preparto… Prova anche a sentire negozi eco-bio, equosolidali, negozi per bambini, Farmacie e parafarmacie amiche dei bambini.
Se proprio non hai modo di vedere un po’ di portabebè dal vivo, spulcia i forum in rete dedicati al portare, che offrono un vasto mondo di esperienze e testimonianze. Buttatici, tenendo presenti questi criteri:
– i supporti realizzati professionalmente da aziende di portabebè sono quasi sempre caratterizzati dalla “tessitura diagonale”, una speciale tessitura studiata appositamente, che le fasce artigianali e autoprodotte normalmente non hanno, e che garantisce una particolare comodità ed ergonomicità. È oggi possibile trovare diverse marche e tipi di portabebè con un ottimo rapporto qualità/prezzo, specie se confrontate coi prezzi e le caratteristiche dei supporti artigianali. Tieni d’occhio anche la atossicità di tessuti e colorazioni e non esitare a chiedere chiarimenti all’azienda sulle certificazioni che adopera. Verifica anche l’eticità della produzione e della filiera: il buon babywearing non è un business senz’anima ma è un impegno etico, sostenibile ed ecologico.
– per i supporti autoprodotti e artigianali: sono quelli fatti a mano, uno per volta, da mamme con la passione (o il mestiere) del cucito e solitamente venduti online, spesso pubblicizzati in forum e blog. Comprare un autoprodotto ha dei pro e dei contro: un aspetto positivo è che essendo artigianali, questi manufatti hanno un sapore di ‘unicità’ e spesso sono davvero pezzi unici, o comunque personalizzabili su richiesta, e la loro realizzazione va spesso di pari passo con un rapporto personale e speciale che si crea con la produttrice, specie se ha portato con gioia i propri figli! Un aspetto negativo è che materiali e cuciture non sono testati per l’utilizzo e il peso dei bimbi, e non sempre sono di buona qualità. Verifica anche in questo caso l’atossicità dei tessuti e dei colori, e soprattutto… il rilascio di regolare ricevuta fiscale!
3) Voglio farmi la mia fascia!
In rete troverai moltissimi tutorial e consigli per cucirti da sola un supporto portabebè: è una bellissima cosa, ma vale la pena di ricordare che il tessuto adatto per una fascia non si trova nei negozi di stoffe e scampoli ed è molto diverso (per la tua schiena e per il bimbo!) da un lenzuolo o una tovaglia. È vero che le africane portano con teli molto sottili, e nessuno ti vieta di fare delle prove (anzi è divertente e stimolante sperimentarti con quel che hai in casa!). Poiché tuttavia il risultato finale potrebbe essere meno comodo e pratico di quanto ti aspetti, ti consiglio di valutare la spesa/resa e di confrontarla con quella dei portabebè commerciali. Scegli anche con cura il tuo tutorial, assicurandoti che la mamma che lo propone abbia esperienza e competenza, e che il portabebè da realizzare sia conforme alle buone norme per la sicurezza, la fisiologia, la comodità di portatore e portato. Controlla bene le cuciture e… una regola su tutte: non cucire maidue pezzi di stoffa per ottenere un’unica fascia!
4)Ho la fascia! E ora come la lego?! Youtube, mio tormento, mio amore!
Su Youtube si trova davvero di tutto! Lo spirito del babywearing è indubbiamente anche quello di favorire l’empowerment del genitore, che può sperimentare la sua abilità e la sua fisicità e divertirsi nel fare le legature più particolari, per poi motivare altri genitori via Web. Ma non dimentichiamoci che si tratta di una tecnica, come acconciarsi i capelli, montare una bici o eseguire una coreografia di danza jazz, e non di un’abilità innata: perciò ci sono metodi buoni ed efficaci e altri no. Distinguerli, per un principiante, non è possibile. Meglio rivolgersi perciò a persona fidata: una consulente, ma anche una madre esperta, e persino un’amica mamma virtuale, purché tu sappia che ha competenza ed esperienza nel portare (ha portato a lungo i suoi figli, nelle posizioni corrette e raccomandate dagli esperti, e ha una buona conoscenza di supporti e legature), la voglia e la pazienza di insegnarvi e la capacità e l’onestà di capire lei per prima quali tecniche è possibile trasmettere per video e per quali, invece, è indispensabile la presenza fisica. Spesso nei video – come nei libretti d’istruzioni di alcuni supporti ? mancano dei dettagli e dei passaggi fondamentali che solo dal vivo si possono spiegare. E inoltre, solo dal vivo è possibile per il tuo insegnante correggerti, oltre che accogliere e condividere lo stato d’animo e le emozioni palpabili che accompagnano immancabilmente questa esperienza che vivi col tuo bebè.
Non avere fretta: portare è slow, prenditi il tuo tempo per imparare, osservando, ascoltando, provando, ripetendo!
Imparare a portare è facile se hai chi ti insegna a farlo nel modo giusto!
5)Pedagogia e babywearing!
Il portare fa parte di una ben precisa filosofia pedagogica nata negli USA e chiamata attachment parenting, qui da noi ribattezzata genitorialità ad alto contatto. Come tutte le pratiche, il babywearing è sempre vissuto in modo unico e personale, e si può praticare senza necessariamente identificarsi del tutto nell’approccio pedagogico che lo sostiene: se ti incuriosisce, ti appassiona, ti risuona, leggi, informati, chiacchierane con altri genitori, e scoprirai un universo che forse è a misura della tua famiglia. Se invece non ti senti particolarmente motivata a prendere in mano libri o ad ascoltare “guru”, questo non significa che la fascia non faccia per te: si tratta di uno strumento di relazione tra genitore e bambino, di un supporto pratico alla vita familiare di ogni giorno, di un utile mezzo di trasporto e di socialità, di un oggetto da vivere e personalizzare. Il motto della Settimana Internazionale del Babywearing 2011 è stato “a world of possibilities”, un mondo di possibilità: a ciascuno il suo babywearing. Auguro a te e alla tua famiglia, perciò, di godervi il vostro.
Articolo scritto cura della nostra Tullia Della
Moglie per http://genitoricrescono.com/web-babywearing-portare-bambini/
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